11 marzo 2016

Coloriamo le mimose...


Amo le mimose.

La loro forma semplice, il colore brillante. la soffice e vellutata sensazione al tocco dei fiorellini a pom-pom...

E il profumo. Soprattutto il profumo. Le annuso come un cane da pista senza vergogna e con una vorace ed insaziabile voluttà.

Ma un'intera produzione di scatole giallo mimosa, beh...

Ormai le colleghe non sono più tante quanto una volta, complici trasferimenti, promozioni e calo del personale, perciò me la sono cavata con 18 scatolette. 

No, l'Alzheimer è ancora sotto controllo e sì, lo so che nella foto le scatole sono solo sedici, è che due le avevo già consegnate alle Amiche. 

La scritta "Always believe in yourself" è lì per due ragioni: la prima è che a volte noi per prime non crediamo in noi stesse. 

Siamo nate così o è colpa di uno stillicidio culturale che vuole convincerci che non siamo brave abbastanza? Che possiamo anche ambire a fare il Presidente della Repubblica, i sogni non si negano a nessuno, ma che in fondo un lavoro di livello inferiore è più alla nostra portata, ed è più comodo, c'è la famiglia, i figli, i genitori che invecchiano...

Pare assurdo che in paesi che vengono spesso considerati arretrati ci sono già da anni premier donne mentre da noi sembra ancora pura fantascienza, una roba tra "Io Robot" di Asimov e "Fanteria dello Spazio" di Heinlein.

Beh, mie care signore, siamo brave abbastanza. Siamo intelligenti abbastanza. Siamo forti abbastanza. E lo siamo ogni giorno, non solo l'otto marzo. Facciamoci un favore e iniziamo DAVVERO a credere in noi stesse. E se ci crediamo già convinciamo quelle che ancora non ci riescono. 

Perché solo se a credere saremo in tante (ed unite) riusciremo a far sentire la nostra voce.

Per ottenere che lo Stato garantisca il nostro diritto ad avere una famiglia senza rinunciare ad un lavoro sacrosantamente retribuito. 

Per essere sicure che siano puniti i delinquenti che si approfittano del bisogno economico per far firmare alle donne appena assunte lettere di dimissioni non datate, che ricompaiono magicamente al primo segno di gravidanza. Per poi sentirsi pure dire che è colpa nostra se non ci saranno le pensioni, è il calo demografico: "ora le donne vogliono studiare, avere una carriera, si sposano tardi e non fanno figli (che egoiste...)".

Come se tutte avessimo sfolgoranti carriere, tra riunioni di consiglio di amministrazione, cene di lavoro al Savini e segretari che ci seguono appuntandosi al volo i nostri numerosi impegni mondani.

Per una donna che ha una posizione "di livello" ci sono mille cassiere, segretarie, commesse, parrucchiere, poliziotte, impiegate... Il nostro lavoro può piacerci, ma non è quasi mai il tipo di carriera che ti fa rinunciare alla famiglia.

Il BISOGNO ti fa rinunciare alla famiglia; la mancanza di un supporto logistico quando il bambino ti esce dall'asilo e tu non ci sei, l'impossibilità di mantenerlo dignitosamente, il peso psicologico di un futuro senza certezze o speranze anche per lui.

Per questo, anche nel 2016, ANCORA nel 2016, l'otto marzo è importante, per ricordarci che non siamo sole e che siamo tutte sulla stessa barca.


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Tornando al lavoretto, un po' mi vergogno a dirvi che il timbro è lì anche per un'altra ragione: mi piace. Intendo che mi piace un casino, anche graficamente. E' uno dei miei preferiti... ma era solo la ragione secondaria, lo giuro.

Ho deciso di fare un 8 marzo coloratissimo anche a causa di una comunione: il figlio di una mia collega farà la prima comunione quest'anno, e lei mi ha chiesto di suggerirle delle scatoline facili da fare a casa. Le ho proposto questa scatola stretta e alta suggerendole di chiedere al figlio che colore gli piacesse. 

Risposta: "tutti. Le voglio tutte colorate, tutte diverse..." 

A kid after my own heart.

Le sue saranno un po' più grandi (queste sono mignon, base quadrata da 2,5 cm e altezza 10 cm), avranno un banner in misura con la scritta "la mia prima comunione" embossata in bianco e l'immagine di una spiga stilizzata, sempre in polverina bianca sul fondo della scatola. Semplice, veloce, colorata.

Probabilmente in seguito, su questi stessi schermi. Per ora, au revoir.